|
|
Perché le donne sono necessarie alla Politica |
| Stampa |
|
Lettera aperta agli Italiani di Alberto Acquaro - Firenze, 2 marzo 2006
dante2000.it
Prescindendo dai soliti discorsi che si fanno sui diritti della donna,
vorrei fare qualche considerazione su alcune urgenti e cruciali
esigenze del nostro vivere sociale, esigenze riguardanti tutti
noi, donne e uomini; concluderò, quindi, con una proposta
semplice e concreta.
Il processo evolutivo in atto sta mettendo in evidenza la virulenza di
alcune disfunzioni, che la Natura stessa penserà a sanare. Ciò non
significa, però, che possiamo assistere passivamente a questa
evoluzione. Il comportamento della parte migliore della società, la
più responsabile, potrà e dovrà fare sì che tali mutamenti avvengano
nella maniera meno traumatica possibile.
Sono convinto che sia le cause che le soluzioni della più importante
fra le attuali disfunzioni debbano essere ricercate nel ruolo della
donna nella nostra società e, in particolare, nella politica.
Le dirigenze dei partiti politici, al di là degli scontati discorsi
improntati all’ipocrisia, pensano principalmente a costituire loro
centri di potere, che si aggiungono ai tanti poteri forti che
opprimono la popolazione indifesa. È proprio qui il nodo del
problema: la Politica, che dovrebbe stabilire le regole a garanzia
dei cittadini e controllarne l’applicazione, è affidata all’azione di
gruppi di uomini astuti che, nei casi migliori, sono mossi da
desiderio di potere e, nei casi più volgari, mirano ad arricchirsi
sempre di più, creando alleanze con pochi, al fine di derubare la
grande massa dei cittadini.
Per l’impegno della parte migliore della società nel favorire
l’ineluttabile rinnovamento, penso che esista un sicuro punto di
riferimento : la nostra Costituzione, che dovrà innanzitutto essere
salvaguardata dal recente, barbaro tentativo di suo stravolgimento.
È proprio la nostra Carta costituzionale a fornirci lo spunto
;
leggiamo all’ Art. 3. : " . . . È compito della Repubblica
rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando
di fatto
la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l’ effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del
Paese". La Carta recita: "effettiva partecipazione" e non
"teorica eguaglianza di possibilità di partecipazione", come accade
nel caso della partecipazione delle donne in ogni settore nella
politica e, soprattutto, ai suoi livelli più alti. Il
fatto che tale preciso obbligo di giustizia sociale non sia stato
assolto in oltre mezzo secolo di vita della Repubblica dimostra che le
strutture politiche attuali non sono in grado di risolvere il problema
e non lo saranno mai, a meno di drastiche soluzioni indotte dalla
popolazione.
A parte la pur rilevante questione di giustizia sociale, esiste un
altro importante motivo che rende necessaria e urgente la soluzione
del problema.
Dal punto di vista antropologico, le attuali differenze tra i sessi,
indotte dai rispettivi ruoli ricoperti nel corso della storia,
rendono la partecipazione della donna indispensabile per rispondere
alle necessità attuali della politica. Tali differenze, essenzialmente, sono andate maturando nell’ambito del nucleo sociale
nel quale i due sessi hanno convissuto, la famiglia.
L’ uomo, tradizionalmente impegnato a gestire i rapporti della
famiglia stessa con l’ esterno, ha sviluppato in prevalenza le
necessarie doti di aggressività e di astuzia, doti che possono
risultare improprie nella gestione della cosa pubblica.
La donna, tradizionalmente impegnata nel gestire i rapporti all’
interno della famiglia, ha acquisito, a livello genetico, capacità
maggiormente volte alla tolleranza, alla mediazione e alla buona
amministrazione delle risorse, doti ancora più necessarie nella
gestione della cosa pubblica.
La situazione attuale vede le dirigenze di tutti i partiti politici
italiani nelle mani di uomini che esprimono al massimo grado quelle
caratteristiche prevalenti del sesso maschile. Essi non saranno mai
disposti a cedere volontariamente parte del loro attuale potere.
L’unica strada possibile è quella di concepire un forte moto
della
società civile, promosso dalla parte interessata, cioè dalle
donne (che, fra l’altro, costituiscono la maggioranza), e appoggiato
dai
tanti cittadini di ambedue i sessi che hanno sufficiente senso dello
Stato.
L’obbiettivo deve essere non l’offerta offensiva di "quote rosa",
quale benevola concessione dell’attuale potere, ma una pretesa
ferma, semplice e realmente aderente allo spirito democratico della
nostra Costituzione: l’impegno a fare precedere i Congressi dei
Partiti da opportune Primarie.
Tale pressante richiesta deve essere rivolta a tutti i Partiti, che
non potranno sottrarsi alla volontà dei legittimi titolari del potere
decisionale.
Nella speranza che si possa presto creare una organizzazione ad hoc,
potremmo iniziare con il raccogliere il massimo numero di adesioni
personali a questa iniziativa popolare. Per il momento, esse
potranno essere espresse mediante una e-mail, inviabile da qui, con
oggetto "Primarie" e un testo a piacere, al limite un semplice
"Sì", all’indirizzo
Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
.
Alberto Acquaro
Lettera aperta agli Italiani, registrata nel sito Web dante2000.it |
|
|
|
|
|
|
 |
Home | Primo Piano | Associazioni | Identità | Corpi | Società | Diritti | Politica | Cultura | Globalizzazione | Cerca | Contatti | Links |
|
 |
|
|
|
Notizie siti collegati |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|